Costituzione trust: aspetti penali e rischi giuridici
- Avv. Giulio Cristofori
- 14 ago
- Tempo di lettura: 5 min
La costituzione di un trust è uno strumento sempre più diffuso per proteggere e gestire il patrimonio, in alternativa ad altre forme di segregazione come il fondo patrimoniale. Se utilizzato correttamente, offre vantaggi in termini di pianificazione successoria e gestione fiduciaria dei beni.
Tuttavia, quando la costituzione trust viene impiegata per finalità illecite (ad esempio per sottrarre beni a creditori, eludere obblighi fiscali o schermare proventi di reato) può attirare l’attenzione dell’autorità giudiziaria e sfociare in procedimenti penali.
Io sono l’Avv. Penalista Giulio Cristofori e in questo articolo analizzeremo i principali scenari in cui costituire un trust assume rilievo penale, offrendo spunti utili per prevenire rischi e impostare una difesa efficace.
Indice dei contenuti
Cos’è la costituzione di un trust
La costituzione di un trust è l’atto con cui il disponente trasferisce determinati beni o diritti a un soggetto fiduciario, detto trustee, perché li amministri secondo le finalità indicate nell’atto istitutivo, nell’interesse di uno o più beneficiari o per uno scopo determinato.
In Italia, pur non essendo disciplinato da una legge nazionale organica, il trust è riconosciuto grazie alla Convenzione dell’Aja del 1985, ratificata con la legge n. 364/1989, e trova applicazione soprattutto nei contesti di pianificazione patrimoniale e successoria.
Negli ultimi anni la costituzione trust ha progressivamente sostituito strumenti come il fondo patrimoniale, poiché offre una maggiore flessibilità nella gestione dei beni e una più ampia possibilità di adattamento alle esigenze del disponente.
La caratteristica principale è la segregazione patrimoniale: i beni conferiti escono dal patrimonio personale del disponente e non possono essere aggrediti da eventuali creditori di quest’ultimo (almeno sotto il profilo civilistico).
Tuttavia, questa protezione formale non è assoluta. In presenza di determinate condizioni, soprattutto quando vi siano indizi di finalità elusive o fraudolente, l’autorità giudiziaria penale può considerare i beni in trust comunque nella disponibilità sostanziale del disponente, aprendo la strada a sequestri e contestazioni di reato.
Quando la costituzione di un trust può avere rilievo penale
Sotto il profilo penale, la costituzione di un trust non è di per sé un atto illecito. Diventa rilevante per il giudice penale solo quando emergono elementi che ne rivelano l’utilizzo distorto, finalizzato a eludere obblighi di legge o a schermare beni da possibili azioni di recupero.
Nel dettaglio, un trust correttamente impostato può servire per:
pianificazione successoria;
gestione fiduciaria di beni complessi;
protezione patrimoniale in contesti familiari o imprenditoriali.
L’uso illecito, invece, si verifica quando la costituzione trust viene strumentalizzata per:
sottrarre beni a creditori privati o pubblici;
ostacolare l’azione dell’erario.
nascondere proventi di reato o agevolare il loro reimpiego.
Ipotesi di reato più frequenti
Sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte (art. 11 D.lgs. 74/2000): si configura quando il trust è istituito per rendere inefficace la riscossione coattiva da parte dell’Agenzia delle Entrate o dell’agente della riscossione;
Bancarotta fraudolenta patrimoniale (art. 216 L.F.): se un imprenditore fallito trasferisce beni in trust per sottrarli alla massa fallimentare;
Riciclaggio e autoriciclaggio (artt. 648-bis e 648-ter.1 c.p.): se il trust riceve beni o somme provenienti da attività illecite;
Truffa aggravata ai danni dello Stato: quando lo strumento è usato per simulare un’insolvenza e ottenere benefici o contributi non dovuti.
In tutte queste ipotesi l’attenzione dell’autorità giudiziaria si concentra non solo sull’atto di costituzione, ma anche sulle modalità di gestione del trust, sui rapporti tra disponente e trustee e sulla reale disponibilità dei beni.
Il trust può essere un alleato prezioso o diventare un problema in sede penale: tutto dipende da come è stato impostato. Vuoi capire in quale situazione ti trovi? Parliamone.

Il sequestro di beni in trust
Quando un trust viene costituito in modo legittimo, i beni conferiti non appartengono più al disponente e sono formalmente amministrati dal trustee. Questa separazione patrimoniale serve proprio a proteggerli.
Ma in un procedimento penale le cose possono andare diversamente. Se il giudice ritiene che, nonostante l’atto di trust, il disponente continui a gestire i beni come se fossero ancora suoi, questi beni possono essere sequestrati.
Come funziona nella pratica
Il sequestro serve a impedire che i beni vengano dispersi o che continuino a produrre vantaggi derivanti dal reato.
Può avvenire in due modi principali:
Sequestro diretto: blocca proprio i beni che si ritiene legati al reato;
Sequestro per equivalente: se quei beni non ci sono più, il blocco si sposta su altri beni di pari valore, anche se non legati direttamente al fatto.
Quando il trust “si rompe”
In certi casi, il giudice considera il trust come se non esistesse: è la cosiddetta “rottura” del trust. Succede, ad esempio, quando:
il trustee è solo un prestanome e non amministra davvero i beni;
lo scopo dichiarato è una copertura e, in realtà, serve a nascondere il patrimonio;
il trust è stato creato poco prima di un’indagine o di un’azione di recupero crediti.
In queste situazioni, la protezione offerta dal trust cade e i beni possono essere trattati come se fossero ancora nella disponibilità dell’indagato.
Come prevenire rischi penali nella costituzione di un trust
Se impostato correttamente, il trust è uno strumento efficace e legittimo per proteggere e gestire il patrimonio. Ma quando la sua costituzione lascia dubbi sulla reale finalità o sulla gestione effettiva dei beni, può trasformarsi in un rischio penale.
Per ridurre al minimo queste criticità, è importante:
documentare l’origine lecita dei beni, in modo chiaro e tracciabile;
indicare uno scopo reale e coerente nell’atto istitutivo, evitando finalità solo di facciata;
garantire l’autonomia del trustee, che deve amministrare i beni senza interferenze del disponente;
valutare anche gli aspetti penali (non solo quelli civilistici e fiscali) fin dalla fase di progettazione.
Un trust ben strutturato è frutto di scelte ponderate, non di modelli standard. Affidarsi a un professionista con esperienza penale significa non solo prevenire contestazioni future, ma anche essere pronti a difendere la legittimità delle proprie scelte in caso di indagine.
Il confine tra uso corretto e uso distorto di un trust può essere sottile. Avere al proprio fianco un avvocato penalista consente di impostare lo strumento in modo sicuro, evitando che diventi vulnerabile a sequestri o contestazioni.
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