L’omessa dichiarazione IVA rappresenta una delle problematiche più comuni. Le società o gli imprenditori che non rispettano i termini previsti dalla Legge, che sia per distrazione o per dolo, e non versano l’IVA all’Erario, commettono il reato di omessa dichiarazione IVA, con conseguenze sanzionatorie o (nei casi più gravi) penali.
Io sono Giulio Cristofori, avvocato specializzato in reati tributari da oltre 10 anni. In questo articolo vediamo da vicino quando si integra il reato di omessa dichiarazione IVA, quali sanzioni prevede il nostro ordinamento e cosa fare in questi casi.
Indice dei contenuti
Quando la dichiarazione IVA si considera omessa?
La dichiarazione IVA è necessaria allo Stato al fine di verificare che tutte le transazioni siano state correttamente tassate e che le imposte siano state versate nei tempi previsti. Coloro che esercitano attività d’impresa, professione o arte e superano specifiche soglie di fatturato, sono obbligati per legge a presentare annualmente una dichiarazione IVA.
Il reato di omessa dichiarazione IVA si integra nel momento in cui il contribuente non presenta la dichiarazione nei termini stabiliti dall’Agenzia delle Entrate. L’omissione può essere:
parziale, cioè oltre il termine di scadenza (oltre 90 giorni);
totale, cioè quando non viene presentata.
Sia l’omissione parziale che quella totale comportante sanzioni in capo al contribuente, seppur diverse a seconda dei casi.
Omessa dichiarazione IVA: conseguenze fiscali
Le sanzioni per omessa dichiarazione IVA cambiano a seconda della situazione specifica. Nel dettaglio, l’Agenzia delle Entrate distingue tra:
dichiarazione presentata in ritardo (oltre 90 giorni): in questo caso la dichiarazione viene considerata omessa, ma valida ai fini della riscossione dell’imposta. Sono comunque previste sanzioni, ma in misura ridotta rispetto alla completa omissione;
dichiarazione non presentata: la legge prevede una sanzione amministrativa base del 120% dell’imposta dovuta;
ravvedimento operoso: si ha nel caso in cui la dichiarazione venga regolarizzata entro 90 giorni dalla scadenza. Questo strumento permette di sanare l’omissione con una sanzione ridotta, che varia sulla base del ritardo. La legge ha previsto questa opzione per agevolare coloro che si accorgono di non aver dichiarato IVA in tempo e vogliono evitare conseguenze più gravi.
Conseguenze penali
Il D.Lgs. 74/2000 individua determinate soglie oltre le quali sono previste conseguenze penali. Nel dettaglio, può configurarsi il reato di omessa dichiarazione se l’imposta evasa supera i 50.000€, con pene che vanno dai 18 mesi ai 4 anni di reclusione. La soglia di rilevanza penale riguarda solo l’imposta effettivamente dovuta e non versata.
Ecco cosa dice la norma:
«È punito con la reclusione da sei mesi a due anni chiunque non versa, entro il termine per il versamento dell’acconto relativo al periodo d’imposta successivo, l’imposta sul valore aggiunto dovuta in base alla dichiarazione annuale, per un ammontare superiore a Euro duecentocinquantamila per ciascun periodo d’imposta.»
In caso di omissioni reiterate le conseguenze possono estendersi anche agli amministratori della società o ai legali rappresentanti.
Come sanare l’omessa presentazione della dichiarazione IVA?
In tema di rimedi per omessa presentazione IVA, la legge ha previsto più opzioni.
Ai sensi dell’art. 13, comma 1, lett. c) del D.lgs. 472/1997, l’omessa dichiarazione IVA può essere sanata presentando una dichiarazione tardiva, cioè entro 90 giorni a partire dalla data di scadenza, versando poi 25€.
In alternativa, è possibile presentare una dichiarazione ultratardiva. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha precisato che in ogni caso la dichiarazione presentata oltre 90 giorni dalla scadenza è da considerarsi omessa (interpello n. 450/2023). Quindi, le relative sanzioni non possono essere regolarizzate spontaneamente attraverso il ravvedimento operoso.
Omessa dichiarazione IVA e Amministratore di diritto: profili di responsabilità
La sentenza n. 40490/2023 della Corte di Cassazione ha chiarito che l'amministratore di diritto di una società risponde penalmente del reato di omessa dichiarazione fiscale, in base all'art. 5 del D. Lgs. 74/2000.
Anche se l'amministratore non è direttamente coinvolto nella gestione quotidiana, è tenuto a presentare la dichiarazione dei redditi della società per legge. Non basta delegare a terzi la gestione fiscale: la responsabilità ricade comunque su di lui, a meno che non dimostri l’impossibilità oggettiva di adempiere agli obblighi.
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Cassazione e omesso pagamento IVA: non c’è reato se l’imprenditore non ha versato l’IVA per mancata riscossione delle fatture
Sulla base dell’applicazione della recente riforma del diritto penale tributario, la Corte di Cassazione ha stabilito che un imprenditore non commette reato se omette il versamento dell'IVA a causa della mancata riscossione di fatture.
Questa decisione ha portato all'annullamento di una condanna emessa dalla Corte d’appello di Napoli contro un imprenditore, il quale, non avendo incassato pagamenti dovuti, non era riuscito a versare l'IVA per l'anno 2016. La difesa aveva infatti dimostrato che il mancato pagamento delle fatture era legato a inadempienze dei committenti, inclusi enti pubblici.
In passato, l'orientamento prevalente della Cassazione era più rigido: l’emissione della fattura era considerata sufficiente per obbligare il contribuente a versare l’IVA, anche in caso di mancato incasso. Tuttavia, un'altra interpretazione, seppur minoritaria, invitava i giudici a valutare le cause di una crisi di liquidità, se dimostrate in modo adeguato dalla difesa.
Ora, con il decreto legislativo n. 87 del 2024, è stata introdotta una nuova causa di non punibilità per i casi in cui l'omissione del pagamento dell'IVA sia dovuta a cause non imputabili all’imprenditore, come una crisi di liquidità causata da insolvenze di terzi o dal mancato pagamento da parte di enti pubblici.
La riforma obbliga il giudice a considerare tali situazioni, specialmente quando l’impresa non è in grado di risolvere la crisi. Nel caso specifico, l’imprenditore aveva documentato il blocco dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione e l’omologazione di un concordato preventivo, dimostrando così la situazione di difficoltà finanziaria in cui versava l’impresa.
Cosa fare in caso di dichiarazione Iva omessa? L’importanza di rivolgersi a un professionista
In presenza di una situazione complessa, è fondamentale rivolgersi a un avvocato specializzato, che ti aiuterà a comprendere meglio i rischi e a tutelare i tuoi diritti.
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