Famiglia nel bosco: tutti gli aspetti legali della vicenda
- Avv. Giulio Cristofori

- 11 minuti fa
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Ha ormai fatto il giro d’Italia la vicenda che riguarda quella che viene chiamata la “famiglia nel bosco”. Sta dividendo l’opinione pubblica, sollevando interrogativi sul ruolo dello Stato nella vita familiare e, soprattutto, ha portato a un provvedimento durissimo: l’allontanamento dei minori e la sospensione della responsabilità genitoriale.
Io sono l’Avv. Penalista Giulio Cristofori e in questo articolo ti aiuterò a capire che cosa è successo davvero, quali sono gli aspetti legali e di tutela minorile emersi dal caso e perché la scelta di uno stile di vita alternativo non basta (da sola) a giustificare un intervento così invasivo.
Un approfondimento per orientarti dentro una vicenda che tocca valori fondamentali: la libertà, la genitorialità e la tutela dei più piccoli.
Indice dei contenuti
Famiglia nel bosco: la vicenda
Non si tratta solo di un caso giudiziario: la storia della famiglia nel bosco è il racconto di una scelta di vita radicale. La coppia (con tre figli piccoli) aveva deciso di vivere in un casolare isolato nei boschi boschi di Palmoli (Abruzzo), lontano dalla città, senza energia elettrica, senza acqua corrente, senza servizi igienici strutturati. Una scelta che i genitori rivendicavano come “ritorno alla natura”, un modo diverso di crescere i propri figli, più semplice e lontano dalle pressioni della società.
Per mesi la famiglia ha vissuto in modo totalmente autonomo: acqua dal pozzo, legna per scaldarsi, cibo coltivato o raccolto nei boschi. Una quotidianità dura, faticosa, ma che per i genitori era sinonimo di libertà. Per i bambini, però, le condizioni erano molto più delicate.
Nel settembre 2024, uno dei figli è stato ricoverato dopo un’intossicazione da funghi. È stato questo evento a far scattare la segnalazione ai servizi sociali. Da lì sono iniziate le verifiche, le visite, le relazioni degli operatori.
Prime valutazioni dei servizi sociali
Gli operatori entrati nella casa hanno trovato una struttura fragile, non idonea a garantire la salute dei minori (pareti umide, nessuna acqua potabile, servizi igienici improvvisati, difficoltà di riscaldamento). Inoltre, i bambini non frequentano la scuola e non risultano inseriti in percorsi formali di istruzione parentale.
Per gli operatori, il quadro complessivo parlava di rischio concreto per la salute e lo sviluppo dei minori. Quindi nessun giudizio sullo stile di vita, ma sulla sua compatibilità con la tutela dei bambini.
Il provvedimento dei giudici
Ecco quali sono state le misure adottate dal Tribunale per i Minorenni dell'Aquila a seguito della segnalazione da parte dei servizi sociali:
sospensione della responsabilità genitoriale;
allontanamento dei tre figli e collocamento in una struttura protetta insieme alla madre.
Un provvedimento che NON colpisce “la scelta alternativa” di vita fatta dalla famiglia, ma il contesto di rischio: la mancanza di acqua, la difficoltà di garantire cure immediate, l’assenza di un percorso educativo verificabile, la vulnerabilità fisica dei bambini.
È una decisione che pesa enormemente sulla famiglia e che, inevitabilmente, sta generando nelle persone delle domande importanti:
Fino a che punto è possibile scegliere uno stile di vita radicalmente diverso quando ci sono dei minori?
Qual è il limite oltre il quale lo Stato deve intervenire per proteggere i bambini?

L’intervento dei giudici: sospensione della responsabilità genitoriale e allontanamento dei bambini
Quando il Tribunale per i Minorenni dell’Aquila è intervenuto nel caso della famiglia nel bosco, non lo ha fatto per punire i genitori, né perché fosse stato commesso un reato. L’obiettivo era soltanto quello di proteggere i tre bambini da una condizione ritenuta troppo fragile, troppo rischiosa per la loro età.
Il giudice ha adottato due misure molto incisive.
1. Sospensione della responsabilità genitoriale
La sospensione della responsabilità genitoriale (prevista dall’art. 333 del c.c.) è una misura temporanea, pensata per mettere in sicurezza i minori quando, a seguito di valutazioni tecniche, l’ambiente in cui vivono non garantisce:
condizioni igienico-sanitarie adeguate;
un livello minimo di protezione e cura;
possibilità di ricevere cure mediche tempestive,
continuità educativa reale.
Non significa quindi “togliere i figli per sempre”, né dichiarare che un genitore è inadatto in modo definitivo.
Nel caso concreto, le relazioni dei servizi sociali hanno descritto:
il casolare come struttura priva di acqua corrente e servizi igienici funzionali;
un isolamento tale da rendere difficile un eventuale soccorso;
una gestione quotidiana faticosa anche per gli adulti, figuriamoci per tre bambini molto piccoli;
una situazione educativa non formalmente in regola.
Per il Tribunale questi elementi, considerati insieme, hanno reso necessario sospendere temporaneamente la responsabilità dei genitori, in attesa di verificare se la situazione potesse essere migliorata.
2. Allontanamento dei bambini e collocamento in struttura protetta insieme alla madre
Il Tribunale ha deciso di collocare i tre minori in una struttura protetta, insieme alla madre, per garantire ai bambini:
un ambiente stabile e sicuro;
un monitoraggio sanitario costante;
accesso immediato a servizi scolastici e assistenziali;
una cornice protetta in cui ricostruire routine e punti di riferimento.
La scelta di collocare anche la madre con loro ha un significato importante. Infatti, i giudici non hanno voluto spezzare i legami affettivi, ma proteggerli mentre si valutano le condizioni di vita future.
Perché queste misure sono state considerate necessarie
È importante sottolineare nuovamente come il provvedimento non sia stato adottato perché qualcuno ritiene che vivere “nel bosco” sia sbagliato o debba essere stigmatizzato. Per i giudici il punto è un altro: tre bambini piccoli avevano bisogno di un ambiente più sicuro, più igienico, più accessibile, più adatto alla loro crescita.
I provvedimenti sui minori non guardano mai l’ideologia, la filosofia di vita o le scelte culturali di una famiglia, ma solo l’interesse concreto del bambino.
In questa vicenda, l’interesse dei minori è stato valutato come prevalente rispetto al diritto dei genitori di proseguire nella loro scelta di vita radicale, almeno fino a quando non saranno verificate condizioni più stabili.
Gli aspetti penalistici: quali responsabilità hanno i genitori nei confronti dei figli?
Quando si parla di vicende delicate come quella della famiglia nel bosco, ci si può chiedere quali sono, in concreto, le responsabilità penali dei genitori verso i figli.
La legge tutela i minori in modo molto rigoroso e prevede diverse ipotesi in cui un genitore può rispondere penalmente se espone il figlio a rischi seri o a mancanza di cure.
Ecco un quadro semplice ma preciso.
Violazione degli obblighi di assistenza familiare (art. 570 c.p.)
Un genitore può commettere reato quando non garantisce al minore ciò che è essenziale per vivere in sicurezza:
cure, igiene, protezione;
un ambiente minimamente sicuro;
attenzioni adeguate all’età del bambino.
Non riguarda lo stile di vita, ma la mancanza di ciò che serve davvero alla salute e allo sviluppo del minore.
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Abbandono di minori o incapaci (art. 591 c.p.)
L’abbandono non significa solo “lasciare solo” un bambino. Si può parlare di abbandono anche quando il minore è tenuto in un contesto oggettivamente pericoloso, come:
impossibilità di ottenere cure in tempi rapidi;
condizioni abitative che espongono a rischi gravi;
assenza di protezione adeguata.
È una norma che tutela i minori da pericoli concreti, non da scelte educative diverse.
Maltrattamenti contro familiari (art. 572 c.p.)
Punisce comportamenti gravi e abituali, quali:
violenze fisiche;
umiliazioni;
privazioni;
condizioni di vita degradanti.
Lesioni personali colpose (art. 590 c.p.)
Il genitore deve vigilare affinché il figlio non subisca danni evitabili. Se, per negligenza o mancanza di attenzione, il minore si fa male in modo serio, può esserci responsabilità penale.
Come si inseriscono questi profili penali nel caso della famiglia nel bosco?
Chiariamo subito che nella vicenda della famiglia nel bosco NON risultano contestazioni penali nei confronti dei genitori.
Ciò che ha portato all’allontanamento dei bambini non è stato un reato, ma una valutazione su una situazione ritenuta troppo fragile per tre minori piccoli.
Come abbiamo visto, i servizi sociali e il Tribunale hanno rilevato:
un ambiente ritenuto non idoneo;
difficoltà oggettive di accesso alle cure;
condizioni igienico-sanitarie insufficienti;
l’assenza di un percorso educativo verificabile.
Questi elementi non integrano un reato, ma rappresentano segnali di rischio che, se ignorati, potrebbero (con altre circostanze) sfociare in responsabilità penali. È proprio per evitare questo che il sistema minorile è intervenuto prima.
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Domande frequenti sulla vicenda
Chi è la famiglia nel bosco?
È una coppia di origine anglo-australiana con tre figli piccoli che aveva scelto di vivere in un casolare isolato nei boschi di Palmoli (Abruzzo), senza energia elettrica, acqua corrente e servizi essenziali. Una scelta di vita alternativa che ha portato all’intervento dei servizi sociali e del Tribunale per i Minorenni.
Cosa si intende per responsabilità genitoriale?
È l’insieme dei diritti e dei doveri che i genitori hanno nei confronti dei figli. Comprende cura, educazione, istruzione, protezione, salute, e la capacità di garantire un ambiente idoneo allo sviluppo fisico e psicologico del minore. Deve essere sempre esercitata nell'interesse del bambino.
Quali sono i doveri di una famiglia?
La famiglia ha il dovere di: garantire sicurezza, igiene e condizioni di vita adeguate; assicurare cure e assistenza sanitaria; provvedere all’istruzione e alla crescita equilibrata dei figli; tutelare il loro benessere fisico, emotivo e sociale; offrire un ambiente stabile e privo di pericoli. Si tratta di responsabilità che non dipendono dallo stile di vita scelto, ma dal rispetto dei bisogni fondamentali del minore.
Perché l’avvocato della famiglia nel bosco ha rimesso il mandato?
Dalle fonti pubbliche risulta che il precedente avvocato abbia rimesso il mandato per divergenze strategiche e difficoltà nella gestione del rapporto professionale con la famiglia. Non sono stati resi noti dettagli specifici, ma il cambio di legale è avvenuto poco prima della presentazione del reclamo contro l’ordinanza di allontanamento.



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